giovedì 22 maggio 2025

"CARLO BUZZI" - Mostra personale di Carlo Buzzi, dal 30 maggio al 30 giugno 2025

 

 Nel mese di giugno, nel pieno centro pedonale di Varese, al numero 4 di Via Cavallotti, prende vita un’inedita iniziativa di public art che fonde arte contemporanea e spazio urbano. Un progetto promosso da Showcases Gallery in collaborazione con l’artista Carlo Buzzi. 

Il cortocircuito del senso

In un angolo vivace del centro di Varese, sei vetrine trasformano il paesaggio urbano in un enigma visivo, una provocazione poetica che sfida la percezione e la cultura visiva comune. L’installazione, firmata da Carlo Buzzi, si presenta come una galleria a cielo aperto, dove arte, ironia e filosofia si mescolano in un gioco di libere associazioni, evocazioni inattese e cortocircuiti semantici.

Ogni vetrina è un’affermazione paradossale: Mondrian si reincarna in un pollo; Van Gogh prende la forma di una grattugia; Picasso diventa uno scopino da bagno. Non c’è dileggio né blasfemia in queste combinazioni, ma un gesto di rovesciamento: l’alto e il basso, l’icona e l’oggetto quotidiano, il genio e il banale si fondono in una riflessione sul consumo dell’immagine e sulla mitologia dell’arte.

Queste “equazioni visive” non sono da decifrare con un’unica chiave, ma da attraversare con lo sguardo curioso e critico. Sono l’eredità dadaista, il retrogusto pop e una vena concettuale che destabilizza la reverenza museale: l’arte, qui, esce dalla cornice e scivola nel vissuto.

Il QR-code collocato in una delle vetrine conduce lo spettatore a un’altra dimensione, apparentemente lontana eppure coerente: la pagina Wikipedia di Gorgia da Lentini, il sofista greco per cui nulla esiste, o se anche esistesse non sarebbe conoscibile, e se anche fosse conoscibile non sarebbe comunicabile. È il cuore filosofico dell’installazione: un invito a dubitare della stabilità del significato, a riflettere sull’impossibilità della verità assoluta nelle immagini e nelle parole.

A chiudere il percorso, l’artista stesso si mostra in veste di frate, in una posa che richiama esplicitamente Padre Pio. È un atto di mimesi e travestimento, ma anche un autoritratto ironico e critico: Buzzi si pone come “santo laico”, officiando il rito dell’ambiguità, testimone di un’arte che non pretende risposte ma solleva domande.

L’installazione ospitata nello spazio Showcases Gallery è dunque più di una semplice esposizione: è un intervento sul linguaggio, un sabotaggio del prevedibile, un’operazione che mette in scena la crisi del senso come possibilità liberatoria. L’arte non insegna, non consola, non rassicura: semmai disorienta, come un filosofo antico, come un’immagine sbagliata, come una reliquia posticcia. Ed è proprio in questo spaesamento che si apre lo spazio per una visione nuova.