mercoledì 29 ottobre 2025

"ICONICA IRONICA" - Mostra personale nella sede di via F. Cavallotti, 4 a Varese dal 03 novembre al 01 dicembre 2025

 

“IRONICA ICONICA” mostra personale di SERGIO VANNI

Cosimo Piovasco di Rondò, il giovane protagonista del romanzo di Italo Calvino Il Barone Rampante, sale un giorno su un albero a causa di un litigio con il padre, e decide di non scendere più. Appollaiato sull’albero trascorrerà la sua vita. Cosimo, con quel gesto di ribellione, cambia il punto di vista, vede le cose da un’angolazione nuova.

Ecco, partirei da qui: il punto di vista.

E’ noto che un’opera d’arte può essere letta in modi diversi, tutti leciti e possibili. Possiamo darne una lettura puramente formale, o politica, o sociologica, o psicanalitica o quant’altro.

Io ho scelto l’ironia, è quello il mio albero, il punto di vista dal quale osservare artisti classici, moderni, contemporanei, e con loro le opere.

L’operazione è semplice: si ripropone un’opera d’arte partendo a volte dall’uso brutale di una fotocopia per arrivare fino al rifacimento, maniacale per uso dei materiali e composizione stilistica e formale di un originale. In questo modo posso dar sfogo alla mia passione per il lavoro manuale, artigianale, e avvertire la gioia di manipolare legni, metalli,

spaghi, e tutta la infinita varietà di materiali che gli artisti hanno usato. Quando l’opera è finita, in modo più o meno vicino all’originale, aggiungo una battuta, un mot d’esprit, un calembour, che trasporta l’immagine nella zona dell’ironia.

Così un taglio di Fontana ricucito porta la scritta Errata Corrige, la faccia di Clint Eastwood innestata sul corpo del ritratto di Alice Bloch Bauer di Klimt diventa Klimt Eastwood, un uovo che occhieggia da una plastica bruciata diventa un Uovo al Burri. Questo per fare qualche esempio.

In questa operazione non esiste critica, non c’è giudizio, solo il piacere di guardare il mondo dell’arte da una angolazione diversa, di far diventare le opere protagoniste di un gioco e di togliere l’arte da quella gabbia seriosa e criptica nella quale spesso è confinata.

So bene che l’ironia è materiale pericoloso e so bene che gli illuminati saggi di scrittori e filosofi come Freud, Bergson, Pirandello in difesa dell’umorismo non sono bastati a porre il comico sullo stesso piano del drammatico, ma va bene così. A me piace ridere con l’arte, e non dell’arte, ci mancherebbe. Perchè ridere è liberatorio, e spesso è il mezzo per entrare in contatto con opere che risultano ostiche, lontane, misteriose. Perché ridere è un atto d’amore.

Quando Eddie Valiant chiede a Jessica Rabbit: “Ma cosa ci trovi in quel tipo?”, e naturalmente parla di Roger, il coniglio, lei gli risponde: ”Mi fa tanto ridere”. Credo sia la più bella dichiarazione d’amore della storia del cinema.

Ecco, questo è lo spirito che anima il mio lavoro. Riuscire a strappare un sorriso a coloro che guardano le mie operine, e ad avvicinare lo spettatore ad un mondo che forse fino ad allora riteneva inaccessibile. Tutto questo grazie all’ironia.

Giorgio Manganelli ha detto che l’ironia è l’espediente per prendere alle spalle  gli dei.

Nell’Olimpo dell’arte strani dei si aggirano. Il dio della critica, oscuro e terribile, il dio del mercato, avido e insaziabile, il dio della vanità, forse il peggiore. Nello scontro con l’ironia nessuna di queste divinità potrà cavarsela.

BIOGRAFIA di Sergio Vanni:

Sergio Vanni nasce a Rosignano Marittimo nel 1944. Vive e lavora a Milano.

Si appassiona fin da giovane al mondo dell’arte, e ne diventa negli anni curioso e attento osservatore.

La sua produzione inizia tardi, dopo i trenta anni, e si indirizza verso un settore particolare della creatività, quello della poesia visiva, settore che si allinea perfettamente agli studi letterari che lo hanno portato alla professione di docente.

La ricerca sul linguaggio, in modo particolare sul rapporto tra parola e immagine, non caratterizzerà soltanto la prima produzione, ma diventerà un filo conduttore di tutto il suo posteriore lavoro.

Nei primi anni ’90 inizia la produzione delle parodie, una rivisitazione della storia dell’arte attraverso l’ironia, un gioco umoristico che fonde immagini celebri, movimenti, stili, a battute, e qui torna l’interesse per il linguaggio, che

spostano l’attenzione abituale verso l’opera e ci spingono a guardarla da un punto di vista diverso da quello consueto. Questa operazione è esente da critiche, sfugge al giudizio estetico, vuole essere soltanto un espediente per dimostrare come la produzione artistica possa essere letta al di fuori dei tradizionali codici.

Espone i suoi lavori in gallerie private e spazi pubblici, e, dato il legame con le parole, in numerose librerie.

Nel 2003 il ciclo delle parodie viene raccolto in un libro-catalogo dal titolo L’ARTE È UN PACCO, a cura e con testi di Dario Trento e Cecilia Scatturin, DM Editore, Milano.

Nel 2007 la casa editrice Feltrinelli organizza una mostra itinerante nelle librerie Feltrinelli di Milano, Firenze, Bologna.

Affianca al lavoro creativo la scrittura, e nel 2008 pubblica il suo primo romanzo, CLASSICA MODERNA CRIMINALE, un giallo ambientato nel mondo dell’arte. A questo seguiranno nel 2010 UN DELITTO EDUCATO, e nel 2012 L’UOMO CON LA MANO ALZATA, pubblicati tutti con Eclissi Editrice, Milano.

Nel 2011 esce la seconda edizione aggiornata di L’ARTE È UN PACCO, una raccolta di 111 parodie, Edizioni della Galleria L’Affiche, Milano.

Ha presentato i suoi lavori, oltre che in gallerie private e spazi pubblici, in numerose fiere d’arte come Miart, ArtVerona, Arte Fiera Genova, Arte Fiera Padova, Affordable Art Fair.

Attualmente ha realizzato 236 parodie, ma conta di andare avanti. Molti gli chiedono quale sia la sua preferita, ma a questa domanda non ha mai voluto rispondere. 

 

 

FABRIZIO MOLINARIO - Mostra personale nella sede di via San Martino 11 a Varese, dal 03 novembre al 01 dicembre 2025

 

 
 Mostra personale di FABRIZIO MOLINARIO

 Via San Martino della Battaglia 11, 21100 Varese

Fabrizio Molinario nasce a Novara nel 1968, città in cui vive e lavora. Inizia la sua attività pittorica nel 2003. Ha esposto in diverse Gallerie, spazi pubblici e fiere in Italia e all'estero. Pittore Autodidatta, versatile, nato fuori dalle accademie, ma informato dell'arte contemporanea e i suoi meccanismi. Il suo percorso pittorico è partito dalla gestualità, da una materia quasi "action painting" che si cristallizzava in forme vulcaniche, dal sapore arcaico, primitivo. Quel primitivismo che ricorda gli artisti appartenenti all’ "ART BRUT” o all'”outsider art”. Le sue opere richiamano quel primitivismo urbano primordiale, la rappresentazione dell'essere umano con impulsi creativi puri, spontanei, autentici, che operano al di fuori delle norme estetiche. 

 

martedì 7 ottobre 2025

"RESTI" - mostra personale di Silvia Bottazzini - dal 06 ottobre al 03 novembre 2025

 

 
 

RESTI” mostra personale di Silvia Bottazzini

L’azione del “graphein” è pratica dell’apporre, del pesare il proprio segno: il corpus di opere Resti, muove dalla riflessione sul gesto oltre che dall’esperienza concreta del farlo.

Considero lo spazio dell’opera come terreno di convergenza di accadimenti imprevedibili, in cui mi destreggio tra istinto, ragione e desiderio. Luogo di ossimori, di contraddizioni, di transito, di cambiamenti di direzione, di corrispondenze e di sorpresa!

La superficie apparente diventa restituzione di tumulti, di escrescenze, di graffi, di tensioni, di carezze, di domande, di vividezza.

Ciò che tento di restituire è la memoria di un corpo elaborato, di una “presa d’appunti” di un vissuto mordace. La texture del visibile diventa segno e testimonianza della fragilità, carattere e confine di ciò che siamo. I residui e le impronte di grafite su fogli di carta giapponese sono i resti di un sentire interiore, che premono una presenza che grida nella loro labilità, una consistenza tangibile nell’estrema delicatezza che le contraddistingue.

Il mio percorso è segnato inoltre dall’importanza della procedura, del flusso, dell’attraversamento del lavoro stesso, che prende senso all’interno di una continuità quotidiana. È scaturito così un “resto”, inteso non solo come eccedenza del percepito, ma anche come persistenza nella volontà di esserci qui e ora attraverso il mio fare artistico.

Biografia

Silvia Bottazzini nasce a Tradate il 10 giugno 1985. Nel 2010 consegue il Diploma di 2º Livello in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Nel 2011 vince il Primo Premio del XXVI Concorso di Pittura Contemporanea “Jacopino da Tradate”. Nello stesso anno è selezionata per la partecipazione al Premio Arti Visive San Fedele di Milano. Espone in diverse mostre personali in Italia e all’estero, tra cui si distinguono quelle tenute presso l’Université “Jean Monnet” di Saint-Étienne in Francia, il Museo Civico Branda Castiglioni, il Museo d’Arte Plastica e il Museo della Collegiata di Castiglione Olona. Tra le mostre collettive si segnalano quelle presso il Museo della Permanente di Milano, la Chiesa di San Rocco di Carnago e Palazzo Frera di Tradate. Le sue opere sono state presentate anche in contesti fieristici di rilievo internazionale come il Salone del Mobile di Milano, Affordable Art Fair a Milano e Paratissima Art Fair a Torino. Lavora tra Varese e Milano.                                                                                                                                                                           

 

martedì 2 settembre 2025

"FRAMMENTI DI MEMORIA" - Mostra personale di GIOVANNI SESIA dal 08 settembre al 06 ottobre 2025

 

 La mostra parteciperà alla ventunesima edizione della giornata del contemporaneo AMACI 2025

Sabato 4 ottobre 2025

Giovanni Sesia nasce a Magenta (Milano), nel 1955. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera a Milano inizia a realizzare dipinti caratterizzati dall’accentuato cromatismo e dal segno forte. In seguito la sua pittura si sviluppa sulla ricerca tonale e sul contrasto tra luci e ombre lavorando tra astratto gestuale e suggestioni figurative. E’ in questo periodo che si avvicina alla fotografia quale mezzo tecnico da affiancare all’espressività pittorica. L’artista riesce a raggiungere un perfetto equilibrio fra i due linguaggi espressivi, senza farne prevalere l’uno sull’altro e in modo che l’uno aiuti l’altro a superare il proprio limite.

La svolta è alla fine degli anni ’90 quando viene in possesso di un vecchio archivio fotografico di un ospedale psichiatrico in abbandono. Le immagini scelte da Sesia evocano la storia e la memoria e questa tendenza lo ha portato a privilegiare sempre più volti, luoghi e oggetti.

La fotografia diviene per l’artista un pretesto su cui si innesca tutto il suo istinto e la sua ricerca artistica e l’equilibrio che l’opera trasmette è dato dalle pennellate e dalla grafia, segni che creano una sinergia tra spazi pieni e vuoti, ma in perfetta combinazione tra loro. Dalle antiche lastre trovate nei manicomi, alle vecchie immagini rinvenute, agli scatti da lui eseguiti, i soggetti scelti appaiono al tempo stesso lontani e familiari ed hanno la forza di penetrare nell’anima e di chiedere di non essere dimenticati. Sesia li riscatta dall’oblio e li offre a colui che li guarda con rispettoso amore.

I soggetti, scelti con estrema cura e passione, sono antichi ed atavici ed il solco in cui Sesia si muove è inevitabilmente intriso di tradizione. Utilizza abilmente i colori caldi della terra, i bruni, l’ocra e poi la ruggine per porre l'accento sull’umanità dei suoi soggetti.

Ha tenuto numerose mostre personali in Italia e all’estero