“IRONICA ICONICA” mostra personale di SERGIO VANNI
Cosimo Piovasco di Rondò, il giovane protagonista del romanzo di Italo Calvino Il Barone Rampante, sale un giorno su un albero a causa di un litigio con il padre, e decide di non scendere più. Appollaiato sull’albero trascorrerà la sua vita. Cosimo, con quel gesto di ribellione, cambia il punto di vista, vede le cose da un’angolazione nuova.
Ecco, partirei da qui: il punto di vista.
E’ noto che un’opera d’arte può essere letta in modi diversi, tutti leciti e possibili. Possiamo darne una lettura puramente formale, o politica, o sociologica, o psicanalitica o quant’altro.
Io ho scelto l’ironia, è quello il mio albero, il punto di vista dal quale osservare artisti classici, moderni, contemporanei, e con loro le opere.
L’operazione è semplice: si ripropone un’opera d’arte partendo a volte dall’uso brutale di una fotocopia per arrivare fino al rifacimento, maniacale per uso dei materiali e composizione stilistica e formale di un originale. In questo modo posso dar sfogo alla mia passione per il lavoro manuale, artigianale, e avvertire la gioia di manipolare legni, metalli,
spaghi, e tutta la infinita varietà di materiali che gli artisti hanno usato. Quando l’opera è finita, in modo più o meno vicino all’originale, aggiungo una battuta, un mot d’esprit, un calembour, che trasporta l’immagine nella zona dell’ironia.
Così un taglio di Fontana ricucito porta la scritta Errata Corrige, la faccia di Clint Eastwood innestata sul corpo del ritratto di Alice Bloch Bauer di Klimt diventa Klimt Eastwood, un uovo che occhieggia da una plastica bruciata diventa un Uovo al Burri. Questo per fare qualche esempio.
In questa operazione non esiste critica, non c’è giudizio, solo il piacere di guardare il mondo dell’arte da una angolazione diversa, di far diventare le opere protagoniste di un gioco e di togliere l’arte da quella gabbia seriosa e criptica nella quale spesso è confinata.
So bene che l’ironia è materiale pericoloso e so bene che gli illuminati saggi di scrittori e filosofi come Freud, Bergson, Pirandello in difesa dell’umorismo non sono bastati a porre il comico sullo stesso piano del drammatico, ma va bene così. A me piace ridere con l’arte, e non dell’arte, ci mancherebbe. Perchè ridere è liberatorio, e spesso è il mezzo per entrare in contatto con opere che risultano ostiche, lontane, misteriose. Perché ridere è un atto d’amore.
Quando Eddie Valiant chiede a Jessica Rabbit: “Ma cosa ci trovi in quel tipo?”, e naturalmente parla di Roger, il coniglio, lei gli risponde: ”Mi fa tanto ridere”. Credo sia la più bella dichiarazione d’amore della storia del cinema.
Ecco, questo è lo spirito che anima il mio lavoro. Riuscire a strappare un sorriso a coloro che guardano le mie operine, e ad avvicinare lo spettatore ad un mondo che forse fino ad allora riteneva inaccessibile. Tutto questo grazie all’ironia.
Giorgio Manganelli ha detto che l’ironia è l’espediente per prendere alle spalle gli dei.
Nell’Olimpo dell’arte strani dei si aggirano. Il dio della critica, oscuro e terribile, il dio del mercato, avido e insaziabile, il dio della vanità, forse il peggiore. Nello scontro con l’ironia nessuna di queste divinità potrà cavarsela.
BIOGRAFIA di Sergio Vanni:
Sergio Vanni nasce a Rosignano Marittimo nel 1944. Vive e lavora a Milano.
Si appassiona fin da giovane al mondo dell’arte, e ne diventa negli anni curioso e attento osservatore.
La sua produzione inizia tardi, dopo i trenta anni, e si indirizza verso un settore particolare della creatività, quello della poesia visiva, settore che si allinea perfettamente agli studi letterari che lo hanno portato alla professione di docente.
La ricerca sul linguaggio, in modo particolare sul rapporto tra parola e immagine, non caratterizzerà soltanto la prima produzione, ma diventerà un filo conduttore di tutto il suo posteriore lavoro.
Nei primi anni ’90 inizia la produzione delle parodie, una rivisitazione della storia dell’arte attraverso l’ironia, un gioco umoristico che fonde immagini celebri, movimenti, stili, a battute, e qui torna l’interesse per il linguaggio, che
spostano l’attenzione abituale verso l’opera e ci spingono a guardarla da un punto di vista diverso da quello consueto. Questa operazione è esente da critiche, sfugge al giudizio estetico, vuole essere soltanto un espediente per dimostrare come la produzione artistica possa essere letta al di fuori dei tradizionali codici.
Espone i suoi lavori in gallerie private e spazi pubblici, e, dato il legame con le parole, in numerose librerie.
Nel 2003 il ciclo delle parodie viene raccolto in un libro-catalogo dal titolo L’ARTE È UN PACCO, a cura e con testi di Dario Trento e Cecilia Scatturin, DM Editore, Milano.
Nel 2007 la casa editrice Feltrinelli organizza una mostra itinerante nelle librerie Feltrinelli di Milano, Firenze, Bologna.
Affianca al lavoro creativo la scrittura, e nel 2008 pubblica il suo primo romanzo, CLASSICA MODERNA CRIMINALE, un giallo ambientato nel mondo dell’arte. A questo seguiranno nel 2010 UN DELITTO EDUCATO, e nel 2012 L’UOMO CON LA MANO ALZATA, pubblicati tutti con Eclissi Editrice, Milano.
Nel 2011 esce la seconda edizione aggiornata di L’ARTE È UN PACCO, una raccolta di 111 parodie, Edizioni della Galleria L’Affiche, Milano.
Ha presentato i suoi lavori, oltre che in gallerie private e spazi pubblici, in numerose fiere d’arte come Miart, ArtVerona, Arte Fiera Genova, Arte Fiera Padova, Affordable Art Fair.
Attualmente ha realizzato 236 parodie, ma conta di andare avanti. Molti gli chiedono quale sia la sua preferita, ma a questa domanda non ha mai voluto rispondere.
