mercoledì 14 ottobre 2020

POLIMODULARITA’ FLUORESCENTI - Mostra personale di Dario Zaffaroni - dal 24 ottobre 2020 al 29 gennaio 2021

 

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Showcases Gallery, è lieta di presentare nella mostra “POLIMODULARITA’ FLUORESCENTI" alcune opere realizzate da Dario Zaffaroni, artista importante del panorama contemporaneo, che lavora nella prima parte della sua lunga carriera con Dadamaino e frequenta altri artisti dell’avanguardia milanese quali: Colombo, Calderara, Scaccabarozzi, Tornquist, Varisco.  

Zaffaroni è un'artista raffinato, che ha scelto negli anni, un campo preciso di intervento: la percezione visiva dell'interazione cromatica, attraverso l'accostamento e l'intersecazione di nastri cromatici a gradiente fluorescente che danno come risultato fenomeni percettivi e cinetici sempre differenti.

Le sue "polimodularità cromatiche", rigorose, geometriche, affiorano da fondi monocromi, prevalentemente neri o bianchi, e coinvolgendo lo spazio, fanno del colore un "incipit", apporto e supporto, di luce e movimento, il fondo della sua ricerca, dove l'intervento plastico si fonda sulle valenze cromatiche, creando una raffinata tessitura tra colore e forma.

I quadri-scultura di Zaffaroni, che emozionano ad ogni sguardo, che vibrano ad ogni variazione di luce, si collocano in ambito astratto geometrico, rappresentando forme in movimento in un unitario rapporto spazio - temporale.

I suoi esperimenti cinetici, stimolano lo spettatore a muoversi intorno all'opera, al fine di godere della modalità della visione più completa, e a riflettere sulla situazione percettiva proposta, sempre diversa, ma sempre emotiva.

Nelle opere di Zaffaroni non ci sono rapporti di forza, ma metriche e dinamiche proporzionali, situazioni percettive uniche e sensazioni visive che si trasformano in pensiero.

I suoi quadri non sono da intendersi "conclusi", ma sono uno stimolo per lo spettatore, un programma.

Le sue opere sono da ammirare e contemplare e sono un aiuto a conseguire un grado superiore di chiarezza nella percezione, e nella loro fluidità e leggerezza sono apportatrici di  un ordine armonico.

BIOGRAFIA

Dario Zaffaroni, nato nel 1943 a San Vittore Olona (Milano). Lavora a Legnano (Milano). Diplomato in Industrial Design, si avvicina alla pittura con lavori di impronta figurativo/chiarista tenendo la prima personale nel 1964 al Club “Le Muse a Legnano. Seguiranno altre mostre, con tecniche evolutive, in diverse località fino al 1968, anno in cui conosce Dadamaino e il suo operare artistico registra una svolta radicale. Con Dadamaino inizia un sodalizio sia umano che artistico sfociato, a volte come suo assistente poi come firmatari di alcuni importanti progetti. Questo, gli permise di conoscere altri artisti dell’avanguardia milanese quali Calderara, Colombo, Spagnulo, Tornquist, Varisco... il contatto e la visione dei loro lavori spinge Zaffaroni alla ricerca di nuovi modi e mezzi espressivi in un susseguirsi di stagioni creative indirizzate verso la percezione visiva.

Dal 1969, attratto dai colori fluorescenti, basa i suoi futuri lavori sul loro utilizzo. Queste prime opere definite “Cromodinamiche fluorescenti”, eseguite esclusivamente con carte fluorescenti precolorate di 10 tonalità. La tendenza Optical di quegli anni è alla base della progettualità di questi lavori, dove la peculiare composizione cromoplastica delle carte, abbinata al cromatismo esaltante del fluorescente, determinano con il muoversi dell’osservatore una visione optical/cinetica delle opere. In parallelo l’artista sviluppa il ciclo dei “Rulli”, ovvero una serie di lavori realizzati con rulli di cartone rivestiti in più parti con carte fluorescenti disposti secondo una programmata sequenzialità cromatica che permette al fruitore di trasformarsi in protagonista: manualmente scopre le combinazioni che il rullare tattilo-cinetico ha in serbo.

Memore degli studi professionali, nel 1969/70, partecipa con altri colleghi ad interventi esterni ed all’ideazione di ambienti programmati (Environment). In questo ambito Dadamaino lo vuole come assistente alla manifestazione “Campo Urbano” a Como” ove, di sera, depositano sulle acque del molo un migliaio di piastrelle di polistirolo con grafismi fosforescenti generando così una visione di “automotorie” riflessioni luminose. In seguito Dadamaino invitata dal C.N.A.C. Centre National d’Art Contemporain alla manifestazione ”Environnement lumino-cinétique” da realizzarsi sur la Place du Châtelet a Parigi, coinvolge Zaffaroni e presentano un’idea-progetto di 20 “environnement” di contenuto socio, emotivo, percettivo. Segnalatosi secondo miglior progetto, dopo quello di Christo, su 110 proposti.

Nel 1971, Zaffaroni, Dadamaino, e M. Mondani, su invito del Central Artistic Environment del “Catchword Potash Mine” di Bad-Salzdetfurth, città mineraria della Germania, propongono una serie di idea-progetto volti alla difesa dell’ecologia locale.

Nel 1972, Zaffaroni, Dadamaino, M. Mondani e G. Cajelli costituiscono il “Collettivo di Controinformazione Milano”, partecipando a diverse manifestazioni artistiche con lavori critici e opinabili dei messaggi pubblicitari atti a vanificarne l’impatto consumistico.

Nel 1973, con il collettivo “Artisti del Borgo” di Legnano e il coinvolgimento dei residenti del quartiere Nuova Torretta di Sesto San Giovanni realizzano, al “13° Piazzetta Artisti nel quartiere”, un corridoio/labirinto al cui interno il visitatore co-creatore poteva contrapporre all’iconografia artistica proposta quella della sua realtà quotidiana. Questo intervento, foto/documentato, viene ripresentato da E. Crispolti nel 1976 alla Biennale di Venezia / Ambiente come Sociale e nel 2011 al Museo del ‘900 a Milano. Nel 1975, Zaffaroni è presente con 3 opere alla “X Quadriennale Nazionale di Roma “La Nuova Generazione”, contemporaneamente con E. Tadini e C. D’angelo, è tra gli artisti italiani invitati alla “X Internazionale Malerwochen” a Graz, Austria. Ospitato all’Università Agraria di Gleisdorf realizza 5 opere acquisite ed esposte alla Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum di Graz, Austria. Esporrà nuovamente alla Neue Galerie nel 1985 a verifica dell’evoluzione creativa avvenuta nel decennio e nel 2008/9 alla grande rassegna “Viaggio in Italia-Italienische Kunst 1960-1990”. Seguiranno mostre e partecipazioni in varie città nazionali ed estere.

Negli anni ‘80, il prosieguo delle ricerche Cromodinamiche gli consente di raggiungere significativi esiti sia artistici che analitici sull’impiego dei colori fluorescenti. Parallelamente e sentita l’esigenza di spostare la creatività anche verso espressioni più incontrollate e accidentali, elabora un nuovo ciclo di lavori cromo-visivi basato sull’iterazione del segno “X” casualmente colorato su un’area prestabilita fino a ricreare una campitura definita “Superficie cromatica indeterminata”.

Gli anni ‘90, l’attività artistica di Dario Zaffaroni si integra con quella di Art Director nel campo del design, grafica, advertising e fotografia impegnandolo saltuariamente anche all’estero. Su committenza del GMR group, coordina: in Sud Africa, le riprese del video “I Lucchesi nel Mondo”, alle Seychelles, cura il packaging della Tea Company, le Images Corporate di Finanziarie, e Resort locali, realizza il libro fotografico “Seychelles Images”, e in Svizzera, fotografa l’esibizione della band Seychellese al Festival di Montreaux. Negli anni a venire Zaffaroni, lavora principalmente in Italia. Rimasto attratto dalle geometrie coloristiche etniche dei Ndebele viste in Sud Africa, sviluppa con nuovi criteri i lavori delle Superfici Cromatiche Indeterminate realizzandoli esclusivamente attraverso l’utilizzo del computer. Questa ricerca si evolve nei primi anni 2000 nel ciclo definito “Codice Cromatico Indeterminato” ove una sovrapposizione di elementi cromo-grafici, su campiture cromatiche, evidenziano un’immaginaria mappa codice-cromo-genetico.

Collateralmente alle nuove ricerche espressive sviluppate negli anni, Zaffaroni ha sempre intensificato la creazione delle sue originali opere con carte fluorescenti, evolvendole con nuovi intenti progettuali visibili negli ultimi lavori in cui la riduzione dell’utilizzo delle carte a toni fluorescenti con delle carte diversificate e appositamente stampate in Bianco o Nero al fine di spostare l’impatto visivo più sulla geometria cromo-dinamica composta anziché sulla prevalenza della cromia fluorescente.

In questi ultimi anni l’attività di Zaffaroni è proseguita intensamente con mostre personali, collettive, Aste d’Arte e Fiere d’Arte. Nel 2010 una sua opera entra nelle acquisizioni del Museo Parisi-Valle di Maccagno. Nel 2011, con un gruppo di giovani artisti aprono a New York nella 5th Avenue la galleria autogestita MiticArt Gallery presentandola anche con uno stand all’INTERNATIONAL ARTEXPO. Invitato da Tiziana Manca ad Arte Accessibile Milano è presente con una personale. Nel 2013, la Concept4d di A. Ferrari lo presenta con una personale al LINK ART FAIR a Hong Kong ed alla galleria BIM di Lugano, Svizzera. Nel 2015 la Frankfurter Westend Galerie di Francoforte, Germania, lo presenta con una personale, esporrà nuovamente nelle collettive del 2016 e 2019

 

 

lunedì 22 giugno 2020

BAGNANTI mostra personale di FABRIZIO MOLINARIO dal 27 giugno al 15 luglio 2020



Showcases Gallery è lieta di presentare nella mostra “BAGNANTI” una parte della produzione artistica di Fabrizio Molinario, artista che da anni realizza opere pittoriche su tela raffiguranti personaggi, interni domestici, città e situazioni del vissuto.
Svincolati dalla rappresentazione anatomica della figura di una posa e da una possibile ambientazione di contesto che ne possa identificare la predominanza sociale, i suoi personaggi e i suoi “bagnanti” si presentano allo spettatore in presa diretta, ravvicinata, privi di ogni connotazione spazio temporale, emergere da un fondo pittorico nero e denso.
L’artista, insofferente dell’estetica tradizionale, si muove all’insegna della sottrazione e negazione, e i suoi personaggi inquieti e spontanei, sono caratterizzati da una penetrante indagine psicologica che tende a cogliere la struttura profonda e segreta della loro interiorità.
Le sue figure fanno emergere il primitivismo; sono rappresentate con un segno incisivo, un tratto spontaneo ma deciso e la forza simbolica del colore puro, reso un mezzo espressivo intensamente emozionale, ci restituisce una visione colma di pathos interiore.
I “Bagnanti” dipinti da Molinario sono la rappresentazione della molteplice casualità di mondi interiori, di vissuti e di relazioni psicologiche che ci offre il macrocosmo della spiaggia, sono la trasposizione della nostra emotività, priva di filtri e sovrastrutture culturali, sono la concretizzazione della dissoluzione del sé e sono i rumorosi personaggi, scrigno di umanità, che non si può fare a meno di contemplare e amare.

BIOGRAFIA

Fabrizio Molinario nasce a Novara nel 1968, città in cui vive e lavora.
Inizia la sua attività pittorica nel 2003. Ha esposto in diverse Gallerie, spazi pubblici e fiere in Italia e all'estero. Pittore Autodidatta, versatile, nato fuori dalle accademie, ma informato dell'arte contemporanea e i suoi meccanismi. Il suo percorso pittorico è partito dalla gestualità, da una materia quasi "action painting" che si cristallizzava in forme vulcaniche, dal sapore arcaico, primitivo. Quel primitivismo che ricorda gli artisti appartenenti all’ "ART BRUT” o all'”outsider art”. Le sue opere richiamano quel primitivismo urbano primordiale, la rappresentazione dell'essere umano con impulsi creativi puri, spontanei, autentici, che operano al di fuori delle norme estetiche. 



domenica 15 marzo 2020

ISABELLA RIGAMONTI / PETER HIDE 311065 - mostra bipersonale, dal 04 al 21 giugno 2020


LA MOSTRA E' RIPROPOSTA FINO AL 21 GIUGNO PER IL BLOCCO CAUSATO DA COVID19
SOLO SU APPUNTAMENTO -showcases.gallery@gmail.com - 3382303595 - 339 6018275 
 


Isabella Rigamonti Nata a Besana in Brianza (MI) nel 1969, Isabella Rigamonti approfondisce gli studi artistici presso il Liceo Artistico Collegio San Giuseppe di Monza e consegue la laurea in Architettura-Design presso il Politecnico di Milano.
Il suo esordio artistico è nel campo pittorico figurativo con tecniche tradizionali da cui ben presto si allontana per confluire in una sperimentazione artistica di natura percettiva informale, con tecniche e materiali espressivi inconsueti.
In concomitanza del primo periodo espressivo prende forma il suo interesse per la fotografia coltivata attraverso la frequentazione di diversi corsi di approfondimento, anche presso l’Accademia Forma di Milano.
Fra i suoi soggetti preferiti, ci sono le architetture, i particolari inanimati e le situazioni più variegate della vita quotidiana, fotografati in diverse città.
Si presenta con un lavoro di rielaborazione concettuale e gestuale in cui la fotografia da lei scattata, non ritoccata in Photoshop, viene presentata in bianco e nero con delle sovrapposizioni a collage di parti della stessa fotografia a colori.
Le parti della fotografia a colori di cui il rilievo è visibile (e le contraddistingue, determinando anche la loro unicità) vivono all'interno dell'opera di vita propria, in quanto realizzate attraverso forme inusuali o geometriche, ma tuttavia riescono ad individuare una dimensione differente, dove in virtù del fatto di essere a colori, vanno a modificare il percepito dell'opera stessa
Ne consegue che la percezione ha una natura mutevole, ed ogni opera è unica ed emozionante non solo per la materia percepita di natura fotografica, ma variando la percezione stessa ci rimanda alla genesi originaria della creazione e dell'atto decisionale dello scatto.
Sono presenti due chiavi di lettura originali, una di natura più formale, data dalla coesistenza della fotografia scattata in bianco e nero con delle forme di colore sovrapposte, ed una di natura più concettuale in cui il momento della creazione dello scatto ed il messaggio che l'artista vuole ironicamente evidenziale emerge. Di conseguenza l'opera perde una connotazione spazio/temporale precisa, e appare sospesa in un divenire dove la percezione della luce rende reale l'illusione e l’illusione estremamente reale.

"Andare oltre la fotografia,
oltre una visione dedicata al bianco e nero o al colore e rendere la loro differenza rarefatta.
Concentrarsi sul l’importanza dello scatto nella propria visione e rielaborarlo concettualmente e manualmente attraverso il collage.
Ridefinire uno spazio attraverso il segno, sottolinearlo con una sovrapposizione, contrapporre sensibilità differenti ed immaginare una dimensione nuova.
Porre attenzione al fragile e repentino cambiamento delle cose che ci fa vivere immagini e contesti sempre nuovi dove l’unicum della fotografia viene messo in discussione dai nostri occhi abituati a cogliere il variare di tutto ciò che ci circonda.
Rappresentare l’opacità del quotidiano ed aprirsi ad una visione evocativa di realtà nascoste rendendole vibranti, uniche, cariche di emozioni che spesso non riusciamo a memorizzare nel nostro vissuto; sicché il bisogno di nutrimento del nostro immaginario viene sorretto dalla sovrapposizione di bianco/nero e colore.
Situazioni, architetture, scenari urbani… figure cercano un riscontro nel nostro essere globale ma spesso vuoti poiché i nostri ricordi non riescono a memorizzare e evocare tutte le emozioni che nel quotidiano o nel girovagare a trecentosessanta gradi ci circondano e ci provocano…
Esaltare la positività, la capacità del costruire e del “fare” dell’uomo, integrando modelli urbani ed epoche storiche differente, mostrando anche situazioni curiose o persone.
Questo è il mio modo di riflettermi nel mondo che ci circonda, di stimolare la vostra immaginazione e di lasciare che il mondo ci affascini! Questo è il mio lavoro artistico"

Peter Hide 311065 (Franco Crugnola) nasce a Varese nel 1965. Creativo di professione, concepisce e progetta con la moglie il primo e-book della storia nel 1992 (INCIPIT). Collabora nel campo del design con importanti aziende quali SWATCH e ALESSI e rilevanti aziende nel settore dell’arredamento.
La sua passione per l’arte inizia negli anni ‘80 durante il suo “gap year” a NYC ove incontra e conosce i maestri della pop e della street art internazionale. Tornato in Italia inizia la sua carriera nel mondo dell’arte come artista indipendente.
E' il precursore (insieme a Gianni Colosimo) di quella corrente artistica di carattere globale (definita da Luca Beatrice in uno dei suoi ultimi saggi “MONEY ART”), che attraverso l’uso sistematico di banconote nelle opere, utilizzate proprio come supporto-materia del suo lavoro, sonda il delicato rapporto tra società-economia, individuo-denaro, come "messaggio" di un malessere contemporaneo.
Espone alla prima Biennale di Malta nel 1995 e vince il secondo premio. Espone a Londra nel 2003, Varese nel 2010, Berlino e Venezia nel 2011 e nello stesso anno inizia ad esporre nelle gallerie del gruppo Orler, a Milano, Brescia e a Gallarate nel 2012, alla Triennale di Milano nel 2014, a Lugano e Porto Cervo nel 2015 e al museo MA*GA e al museo F. Bodini nel 2016 e ancora a Monza, a Napoli, Milano, a Galliate (NO) e al JRC di Ispra nel 2017, sempre con importanti collettive e ben riuscite personali ove mette in “mostra” il denaro e il malessere della nostra società in maniera scherzosa ed irriverente, in tutte le sue accezioni.
Nel 2017 partecipa a Padiglione Tibet durante la 57° Biennale D’Arte di Venezia.
A complemento del proprio percorso artistico, edita negli anni diversi libri d’artista con note case editrici e partecipa alla IV° Biennale del Libro di Artista di Napoli nel 2017.

“Ho scelto diversi anni fa il nome d’arte Peter Hide 311065 (mi chiamo Franco Crugnola) derivandolo dall’ossimoro tra Peter pan (noto sempiterno bambino buono) e mr. Hyde (la parte brutale e “cattiva” del dottor Jekyll). i due nomi hanno la stessa notorietà e rappresentano il primo il bene, l’innocenza, la purezza e la bellezza, il secondo il male, la cruenta e la forza bruta. come nel romanzo di R. Stevenson ove la lotta impari che oppone il bene e il male tra Jekyll a Hyde, mette in gioco temi di grande suggestione, la metamorfosi e il doppio, lo specchio e il sosia, fino a toccare le corde più segrete e inconfessate dell'animo umano, cosi nei miei lavori cerco di ricreare il male che può prevaricarci attraverso un’immagine allegra e scanzonata.
Cerco di rappresentare attraverso immagini che fanno parte del nostro vivere quotidiano, ed apparentemente concilianti, gli opposti che esse stesse rappresentano, e di aprire nella mente dello spettatore che vorrà approfondirne la lettura, una porta immaginaria verso il pericolo della sopraffazione dell'effimero. In una società contemporanea, dove tutto è misurabile col e dal denaro, e dove spesso si ha la sensazione che non solo il materiale ne sia soggiogato, ma anche l'immateriale, la parte più unica che contraddistingue l'individuo, il denaro, ha per me il valore simbolico di rappresentare il pericolo di una vasta decadenza culturale, e per opposto il degrado che la sua mancanza ne produce.
Non voglio rappresentare graficamente la povertà, la violenza fisica o psicologica, il degrado ambientale, ma neppure la bellezza generata solo ed unicamente dalla manipolazione della ricchezza, la sensazione di potenza quasi divina ed il sogno di felicità, ma voglio far riflettere su che cosa genera ciò per cui tutti noi ci affanniamo, viviamo e a volte moriamo: il denaro.”